Il delitto Matteotti è un evento cruciale della storia italiana avvenuto il 10 giugno 1924.
Giacomo Matteotti, deputato socialista, viene rapito a Roma da una squadraccia fascista e, dopo giorni di torture, assassinato. Il delitto rappresenta una svolta decisiva verso la dittatura fascista: segna la fine del sistema democratico e l'inizio di un regime autoritario guidato da Benito Mussolini.
Ecco alcuni punti chiave del delitto Matteotti:
Contesto storico:
- Le elezioni del 1924, vinte dal Partito Nazionale Fascista con brogli e violenze, acuisono le tensioni tra fascisti e antifascisti.
- Matteotti, segretario del Partito Socialista Italiano, denuncia le irregolarità del voto e chiede l'annullamento delle elezioni.
Il rapimento e l'assassinio:
- Il 10 giugno 1924, Matteotti viene rapito da fascisti a Roma.
- Il suo corpo viene ritrovato il 16 agosto a Gobbo Lauro, in provincia di Roma.
- Le indagini rivelano il coinvolgimento diretto di esponenti fascisti, tra cui Amerigo Dumini e Filippo Filippelli.
- Mussolini, pur non ammettendo mai la sua responsabilità diretta, pronuncia il discorso del "doveroso mea culpa" alla Camera il 3 gennaio 1925.
Conseguenze:
- Il delitto Matteotti provoca l'Aventino da parte dei partiti antifascisti, che abbandonano il Parlamento.
- Mussolini instaura un regime autoritario, sopprimendo le libertà civili e consolidando il suo potere.
- Il delitto diventa simbolo dell'oppressione fascista e della lotta per la libertà e la democrazia in Italia.
Ancora oggi il delitto Matteotti è oggetto di studi e dibattiti.
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